mercoledì 16 luglio 2014

Corsi e ricorsi (mogli e buoi dei paesi tuoi)

Sono le 7.47 del mattino e per la giornalistadiserieb sta per iniziare una giornata diversa dal solito. Perché, oggi, si torna tra i banchi dell'università.

Il pretesto? Un corso di formazione professionale che, da qualche tempo, l'ordine a cui chi scrive appartiene ha reso obbligatorio per chiunque svolga attività giornalistica, anche di serie B, se si è iscritti all'albo.

L'obiettivo? Guadagnare 20 crediti in due anni o, almeno, 15 in uno.

La pena? Non si hanno notizie certe, forse sanzioni economiche, forse radiazione dall'albo, forse i servizi sociali... (ah, no, quella è un'altra storia!)

Torniamo a noi. Sono le 7.47 del mattino e la giornalistadiserieb è già pronta vestita e pettinata (vabbè, su quest'ultimo punto si fa per dire) in attesa che due suoi colleghi la passino a prendere per condividere con lei questa splendida sessione di studio matto e disperatissimo.

Fa caldo, troppo per essere così presto e lo fa ancora di più quando i tre giungono a destinazione: piazza della Repubblica, facoltà di Filosofia, secondo piano (a piedi), Aula 35. 
Ma sono solo le 8.40, e loro sono in anticipo di circa 20 minuti sulla tabella di marcia che li vedrà impegnati a imparare tutto su come abbattere la differenza di genere, almeno fino alle 14.

Il clima è allegro qui all'ateneo, si chiacchiera e si attende (c'è perfino chi si laurea), si salutano gli ex compagni d'avventura di vite passate, ci si scontra con qualche giornalista di serie A (chesaràvenutoafarequestoalcorsogratuito) e, ovviamente, non ci si accorge che più in là si è creata una lunghissima fila, che va firmato il foglio delle presenze e che l'Aula da 35 è diventata la 1.

Non importa, in fondo son tutti qui per riuscire ad abolire il sessismo che contraddistingue la nostra società e, soprattutto, il mondo del lavoro. Trascorse queste cinque ore lei e i suoi colleghi si sentiranno come donne e uomini nuovi, professionisti della parola scritta formati e pronti a divulgare il verbo ai seppur sempre più scarni lettori. 

O, meglio, questo era nelle intenzioni. In realtà, quello che la giornalistadiserieb ha appreso al termine di questa afosa mattinata è che le professoresse universitarie sono proprio come se le ricordava: astratte, piene di buoni propositi e scollegate dalla vita reale. Che le teorie di genere non hanno fatto grandi passi avanti da quando lei frequentava il corso della Delle Donne nel lontano 1998 e che, ancora una volta, si è persa l'occasione di fare qualcosa di veramente utile in questa professione che lei di certo non pratica come vorrebbe, ma che sta via via scomparendo anche nei settori più blasonati.

Quasi dimenticava, c'è un'altra cosa che ha imparato oggi: il detto popolare "donne e buoi dei paesi tuoi" è offensivo quasi quanto "donne e motori, gioie e dolori"... Ma ora che lo sa, e con i suoi 10 crediti guadagnati in tasca, si sente molto più tranquilla!